Il “Grazie” di don Bruno Cappato

Il nostro settimanale diocesano, “la Settimana”, si muoverà, dalla prossima domenica su un duplice binario: quello della conferma della tradizione di un giornale nato qui 119 anni fa che continua ad essere programmato e realizzato in Diocesi e l’altro binario, quello della collaborazione con il numero domenicale di Avvenire, il quotidiano dei cattolici italiani.
E’ naturale che ogni cosa per essere viva ed attiva deve essere aperta all’innovazione e alla scoperta di nuove strade. Bisogna perciò salutare con gioia ed ottimismo questa nuova prospettiva.
Anzi, credo che proprio questo evento dimostri la vitalità del giornale nato dalla mente illuminata di mons. Giacomo Sichirollo e dal Vescovo diocesano, il trevigiano mons. Antonio Polin.
Per parte mia sono ben felice di lasciare il compito nelle mani di bravi collaboratori che stimo moltissimo. Così, dopo 42 anni di direzione del settimanale o, meglio, di diuturno impegno giornalistico e non solo, altri potranno rinnovarne i contenuti e le proposte. Sono passati tanti anni ma il ricordo di mons. Giovanni Sartori che allora mi diede fiducia è la cosa più bella. Alla guida di questo nostro giornale, poi, sono passate figure importanti, grandi per cultura, sapienza e spiritualità ed, addirittura, per un periodo guidò il giornale un laico: Battista Soffiantini.
Non voglio dimenticare tantissimi altri collaboratori – laici e sacerdoti intelligenti e bravi – che nel tempo hanno dato vita al giornale citando però tra tutti una firma d’eccezione: San Luigi Guanella.
Venendo all’oggi, sul limitare di una nuova esperienza, a tutti i numerosi collaboratori della redazione o delle parrocchie di amici giornalisti, della segreteria, dell’amministrazione e della pubblicità, fino ai lettori affezionati, desidero comunicare – in un ideale abbraccio – tutta la mia stima, la riconoscenza e l’affetto sincero. Tra i predecessori della direzione, desidero ricordare in particolare il carissimo don Paolo Milan con il quale ebbi la fortuna di condividere una lunga amicizia profonda e gioiosa.
Ringrazio tutti e mi scuso di questo racconto di esperienze personali ma mi si consenta di ricordare soprattutto proprio il giornale stesso, come se fosse una persona, un’amichevole presenza che ho conosciuto nelle varie età: odoroso di inchiostro – al tempo della linotype e del piombo – fino alla asettica dinamica delle moderne tecnologie informatiche.
Il settimanale diocesano ha cercato di essere voce della comunità diocesana, mezzo per un dialogo con persone, esperienze ed istituzioni.
La Chiesa è stata sempre esperta di comunicazione; lo sappiamo tutti. Oggi vediamo però che la carta stampata sta passando momenti difficili e così, dopo oltre un secolo di dialogo sempre in sintonia con le aspirazioni della comunità polesana tutta, questa Chiesa rischia, per difficoltà di ordine economico di carattere generale, di rimanere afona, privata del necessario strumento che permette di far sentire la propria voce sulla piazza e nelle case.
Di fatto anche grandi, storiche testate, sono in crisi.
Credo che per molti, se non per tutti, la carta stampata rimanga comunque l’ideale mezzo per una comunicazione non epidermica o in volata sui titoli di uno squarcio di notizie veloci sullo schermo del computer, oppure sulle mini edicole confuse dell’inseparabile telefonino. Lo dicono anche gli antichi, bellissimi volumi della nostra biblioteca del Seminario nati secoli fa e che continuano sommessamente a parlare di cultura, di ricerca mai spenta, mentre memorie, chips, incredibili tecnologie, schermi preziosi ed il còltan che è tra le cause di odiosi conflitti in Africa, hanno bisogno di discariche perché sul mercato la loro è vita breve.
Sono anche convinto che nella storia della Diocesi il settimanale custodisca una quasi quotidiana memoria dei fatti ed una traccia utile se non necessaria per comprendere la nostra identità di comunità che proprio a partire dalla consapevolezza della propria storia trae la forza per aprirsi a nuove sfide ed a nuove ricerche.
Molti si sono sacrificati per sostenere questo mezzo; in molti lo abbiamo amato e sostenuto; a tutti di nuovo un grazie di cuore ed al giornale l’augurio di un nuovo forte impegno.

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